Nino Taranto e Marino Marini: viva la musica sperimentale e teatrale

Chi erano i protagonisti della musica italiana degli anni ‘50 oltre a Renato Carosone? Cercando nella musica della Dolce Vita abbiamo scoperto delle affinità con altri due artisti coevi: anche loro sperimentatori, univano la tradizione napoletana con gli stili musicali che arrivavano dal resto del mondo. Facciamo un piccolo viaggio nel passato per capire meglio quell’epoca attraverso le loro magnifiche canzoni che sono arrivate fino a noi.

Nino Taranto, comico, cantante e attore

Sono pochi gli artisti riusciti nell’impresa di coniugare la comicità con la grande arte. Nino Taranto, figura essenziale del Dopoguerra in Italia, è stato uno di loro. La sua macchietta “Ciccio Formaggio, nella quale rappresentava un uomo maltrattato dalla fidanzata, ha raggiunto livelli di popolarità che non si vedevano da “Salamini” di Petrolini. La sua canzone del 1946 “Dove sta Zazàè diventata patrimonio culturale nazionale; lo stesso si può dire delle sue partecipazioni a fianco di Totò in tanti film storici come “Totòtruffa 62” e “Il monaco di Monza”.

Nino Taranto ha spaziato dal teatro alla radio fino alla televisione, grazie alle doti di interprete dalle mille sfaccettature e all’uso sapiente della voce. A noi de Los Carosones ha sorpreso in particolare per l’immensa produzione musicale durante gli anni ‘50.
Anche la sua musica fa da ponte fra la cultura partenopea e le sonorità che arrivavano dal Nord America; “Donna rosa”, per esempio, è un brano che potrebbe facilmente essere uscito dalla penna di Renato Carosone. Quello che però contraddistingue Nino Taranto era la capacità di interpretare i personaggi delle canzoni superando il confine tra cantante e fine dicitore (una figura teatrale del primo ‘900 che declamava, spesso in modo esasperato e ironico, il testo di una canzone sotto forma di poesia o prosa).

L’ironia è un altro ingrediente immancabile nella sconfinata produzione di questo artista. Pensare a canzoni come “’A stufa elettrica”, dove mette in rima il suono dello starnuto, o “Pasquale ‘a disgrazia”, che trasforma in un rito contro la jella, è sempre motivo di un sorriso. Nella nostra ricerca abbiamo trovato una piccola gemma che lega a doppio filo Renato Carosone a Nino Taranto: nella canzone “‘E ccummarelle”, Taranto usa la stessa tecnica di Carosone per l’effetto dei cori; si percepiscono infatti delle voci acute e accelerate al doppio della velocità di riproduzione dei nastri magnetici. Un vero e proprio marchio di fabbrica carosoniano (lo si trova, per esempio ne “E la barca tornò sola”).

Come Los Carosones, abbiamo voluto omaggiare il collegamento fra questi due mitici artisti nel video della canzone “Caravan Petrol”. Abbiamo mescolato le immagini del nostro concerto al Rathaus di Vienna con il film omonimo, in cui erano presenti entrambi: Nino Taranto come protagonista e Carosone e la sua band con uno splendido cameo.

Marino Marini, l’alter ego di Carosone

Una delle stelle più brillanti nel firmamento della musica italiana anni ‘50 è stata quella di Marino Marini, il cui percorso è speculare a quello di Carosone. Pianista, arrangiatore e cantante, è stato anche lui un grande divulgatore in Italia dei ritmi e delle armonie che arrivavano dal mondo. Anche lui si fa le ossa all’estero prima di suonare in Italia, ma mentre “l’americano di Napoli” parte per l’Africa Orientale, Marini si esibisce al Greenwich di New York. Lì incontra pionieri del Jazz come Dizzy Gillespie e Stan Kenton. Tornato in Italia diventa una stella dei night club e inizia a registrare le sue versioni delle canzoni di successo del momento. Riscuote un enorme successo in Italia e all’estero: in Francia e Spagna (dove la sua fama supera addirittura quella di Carosone), ma anche in Europa dell’Est, Medio Oriente, Russia e perfino in Giappone.

Era un artista a cui piaceva sperimentare con le tecnologie dell’epoca: il suo cavallo di battaglia “Oho aha”, per esempio, è uno dei primi classici con l’eco applicato alla voce.
Insieme al quartetto Marino Marini era capace di trasformare le performance in pièce teatrali, come dimostra la versione dal vivo di “Pullecenella” per la televisione brasiliana. La sua versione di “Chella llà” è stata il disco italiano più venduto in Italia nel 1957; aveva un intermezzo vocale di voci arabeggianti che Carosone avrebbe ripreso un anno dopo nella sua “Caravan Petrol”.

Nel repertorio de Los Carosones non poteva mancare un richiamo a questo artista straordinario; abbiamo deciso di omaggiarlo riprendendo il suo arrangiamento di “Io sono il vento”, un’altra canzone che ha segnato l’epoca della Dolce Vita.